Probabilmente hai già sentito parlare di pensiero laterale in relazione alla creatività. Questa vera e propria forma mentis, teorizzata dallo psicologo Edward de Bono negli anni ’60 e tipica delle persone altamente creative, prevede l’analisi della realtà da molteplici punti di vista, al fine di individuare percorsi e soluzioni originali nel mondo ordinario. Se sei alla ricerca di strumenti per imparare a gestire la tua azienda in modo creativo, continua a leggere: troverai spunti e metodi innovativi da mettere subito in pratica.

Sei cappelli per pensare (fuori dagli schemi)

Uno dei metodi per allenare e mettere in pratica il pensiero laterale è la tecnica dei sei cappelli per pensare (de Bono, 1985), che consiste in un’analisi divergente del problema in esame da sei punti di vista, corrispondenti ad altrettanti mindset o “cappelli”. Si tratta, in pratica, di un gioco di ruoli che si può svolgere sia autonomamente che in gruppo.

Il cappello bianco analizza in modo obiettivo la situazione, raccogliendo dati funzionali alla risoluzione del problema.
Prendiamo l’esempio di una scuola di yoga che ha registrato un calo del numero di iscritti. Per valutare le cause e l’entità del problema, si potrebbero confrontare il numero di iscritti negli ultimi anni in diverse stagioni, analizzare l’evoluzione (o la mancanza di evoluzione) dei servizi offerti in relazione ai cambiamenti socio-culturali, e raccogliere i feedback di soci ed ex-soci.

Il cappello rosso rappresenta l’approccio emotivo, che utilizza intuizione e impulso per valutare le proposte.
Quali motivazioni intrinseche possono aver spinto un iscritto ad abbandonare la palestra? Alcune possibilità sono il timore dei contagi durante la pandemia da Covid, il bisogno di avere orari più flessibili, la volontà di recuperare il tempo necessario a spostarsi dall’abitazione alla palestra, la mancanza di un amico/a con cui frequentare le lezioni, il raggiungimento di un plateau nella forma fisica o nel coinvolgimento mentale.

Il cappello verde è creativo e non convenzionale: cerca strade alternative da percorrere per raggiungere l’obiettivo.
Alcune idee percorribili sono: rivolgersi a un pubblico nuovo e più ampio, riconquistare gli ex-soci, aggiornare le discipline praticate, offrire lezioni online oltre che in presenza, rinnovare l’immagine della palestra.

Il cappello nero ha un’attitudine pessimista, che permette di evidenziare criticità e punti deboli delle soluzioni avanzate. Il cappello giallo, al contrario, è un inguaribile ottimista, il cui compito è di trovare il lato positivo di ogni possibilità.
Ad esempio, rivolgersi a un pubblico più ampio è una cattiva idea perché rischia di attirare altre persone che non resteranno iscritte a lungo termine. Permette, tuttavia, di risolvere nel breve termine il ridotto flusso di cassa, concedendo alla palestra del tempo per indagare più approfonditamente il problema.
Creare una piattaforma per la fruizione online dei corsi, d’altro canto, richiede un investimento iniziale difficilmente sostenibile in un momento di crisi. Restituirebbe però un’immagine attuale, flessibile e personalizzata dei servizi offerti in grado di riconvertire gli ex-iscritti e di attirarne di nuovi e più numerosi, dal momento che il digitale abbatte le barriere geografiche.

Il cappello blu, infine, è il giudice imparziale, che raccoglie tutti i punti di vista ed elabora così una soluzione ponderata e informata.
Grazie alla visione a 360° ottenuta dalla pratica del pensiero laterale è possibile focalizzare il vero problema e, di conseguenza, sviluppare una strategia efficace e lungimirante.

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Come fare brainstorming in modo efficace per generare idee

Un compito di gruppo a scuola, una riunione tra colleghi o un mare di appunti che cerchi di mettere a sistema autonomamente: almeno una volta nella vita ti sarà capitato di partecipare a una sessione di brainstorming, la famosissima tecnica messa appunto negli anni ’40 da Alex Osborn.

Nonostante la sua popolarità e la sua diffusione, studi più recenti hanno dimostrato che la “tempesta di cervelli” non è sempre efficace nel processo di ideazione creativa.

Tra i limiti di questa tecnica di generazione di idee sono:

  • La disequilibrata partecipazione tra persone estroverse, naturalmente inclini a condividere il proprio punto di vista, e persone introverse, più riservate ma spesso dotate di un grande potenziale creativo;
  • L’influenza delle prime idee proposte, che limitano la creatività di quelle successive, rendendo convergente anziché divergente il pensiero del gruppo;
  • La sospensione del giudizio sulle idee proposte, che, invece, se analizzate criticamente durante la sessione, indirizzano verso la formulazione di soluzioni più rilevanti;
  • La frequente assenza di un moderatore preparato a gestire la sessione.

Il brainstorming è un metodo che sfrutta l’associazione tra concetti per svilupparne di nuovi: in questo senso è funzionale all’allenamento della creatività e del pensiero laterale. Alcuni aggiustamenti alla sua tradizionale applicazione possono però renderlo più produttivo rispetto alla prima, ormai datata, versione proposta da Osborn.

Una variazione interessante è quella del brainwriting, durante la quale i partecipanti non dicono ad alta voce le proprie idee, invece le scrivono su un foglio, che poi passano alla persona seduta accanto. Si procede così fino a completare il giro. Grazie a questi accorgimenti non ci sono “prime idee” a influenzare le successive, tutti partecipano in egual misura e si riducono le distrazioni. Il risultato? Un maggior numero di idee rilevanti, originali e non ridondanti!

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Design Thinking: dall’idea al progetto creativo

Il metodo del Design Thinking ripropone il flusso creativo tipicamente utilizzato dai progettisti ed è stato riconosciuto come uno strumento utile alla generazione di output creativi, anche al di fuori del mondo del design.

Il Design Thinking consiste fondamentalmente in 3 step:

  1. Individuazione del problema da risolvere. L’approfondita conoscenza del pubblico a cui ci si rivolge, la capacità di entrare in empatia con esso e di riconoscere ciò di cui ha bisogno, ciò che lo motiva e ispira è propedeutica allo sviluppo di soluzioni (e metodi di comunicazione) originali e di valore. La tecnica dei sei cappelli per pensare discussa nel primo paragrafo è un ottimo modo per elaborare correttamente il problema in cerca di soluzione.
  2. Generazione di idee. Il pensiero laterale è il protagonista di questa fase, durante la quale la creatività si alimenta di fantasia, immaginazione e divergenza. Il brainwriting può rivelarsi estremamente utile in questo step.
  3. Prototipazione e implementazione. Sottoporre le fasi intermedie del progetto a un gruppo simile agli utenti finali permette di evidenziare errori, lacune e possibilità inesplorate. Le persone sono infatti al centro di questo approccio alla progettazione e tutte hanno un potenziale creativo: coinvolgere il pubblico nella fase di progettazione di permette a un’azienda di mettere sul mercato servizi e prodotti più funzionali e attraenti.

Il terzo step del Design Thinking è cruciale per portare a frutto la creatività. La fase di prototipazione e implementazione, infatti, implica il concetto di circolarità del processo creativo, che non va pensato come una strada lineare dal problema alla soluzione, ma come un precorso reiterato che passa più volte dalla creatività astratta del pensiero laterale alla creatività applicata della realizzazione finale, tenendo sempre al centro l’elemento umano.

La creatività, infatti, viene spesso confinata all’ambito intellettivo, eppure la componente realizzativa le appartiene per definizione: d’altronde è facile avere molte idee, mentre realizzarle è ben più complesso. Il contesto in cui viviamo e le persone che lo abitano rappresentano l’ispirazione che genera le nostre idee e il terreno a cui restituiamo gli output che ne derivano, in modo che tutti possano toccare con mano il prodotto del nostro pensiero laterale.

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