Selezionare le nostre cose e buttare via ciò che non serve è un lungo susseguirsi di decisioni prese sulla base dei nostri valori. Il processo è quasi sempre un po’ doloroso all’inizio. Vincere le resistenze non è facile e mi trovo spesso a dover effettuare queste operazioni per me, sicuramente, ma anche per tantissimi clienti sia nel mondo fisico sia in quello digitale.
Abituarsi a “buttare” affina le nostre capacità decisionali. Conservando cose inutili viene sprecata l’opportunità di sviluppare queste abilità. Non sarebbe un vero peccato?
Il decluttering è l’arte di selezionare ed eliminare tutto ciò che è superfluo. Ovunque. Nello spazio in cui viviamo ma anche nel modo in cui comunichiamo.
Immagina una pagina bianca o uno schermo vuoto: ogni singolo elemento aggiunto a quella pagina o a quello schermo comporta un carico cognitivo per il tuo pubblico, in altre parole, richiede parecchia energia cerebrale per essere elaborato. Per questo motivo, dobbiamo esaminare con attenzione tutti gli elementi visivi che inseriamo nelle nostre comunicazioni.
In generale, bisogna identificare tutto ciò che non aggiunge valore informativo o che non ne aggiunge abbastanza per giustificare la sua presenza e rimuoverlo.
L’identificazione e l’eliminazione di questo disordine è la chiave per far arrivare il messaggio forte e chiaro.
Carico cognitivo
Sicuramente hai già sperimentato il peso del carico cognitivo. Magari in una sala conferenze mentre il relatore sfogliava le diapositive proiettate e si è soffermato su una slide che sembrava eccessivamente impegnativa e complicata.
O anche quando stavi leggendo un documento o un giornale e un grafico ha catturato la tua attenzione per il tempo sufficiente a farti pensare: “Sembra interessante, ma non ho idea di cosa dovrei ricavarne” e, piuttosto che perdere altro tempo a decifrarlo, sei andato oltre.
In entrambi i casi, si tratta di un carico cognitivo eccessivo o apparentemente immotivato da affrontare.
Il cervello degli esseri umani ha una quantità limitata di questa potenza di elaborazione mentale. Come storyteller, vogliamo essere intelligenti nell’utilizzare la potenza cerebrale del nostro pubblico.
Gli esempi precedenti, invece, indicano un carico cognitivo disfunzionale: un’elaborazione che occupa risorse mentali ma non aiuta il pubblico a comprendere davvero le informazioni. Questa è una situazione che vogliamo assolutamente evitare!
Uno degli elementi più rilevanti quando ci occupiamo di comunicazione visiva è lo sforzo percepito dal nostro pubblico e quanto i nostri interlocutori pensano di dover “lavorare” per ottenere le informazioni che vogliamo comunicare.
In generale dobbiamo occuparci di ridurre al minimo il carico cognitivo percepito e qui entra in gioco proprio il decluttering.
Disordine
Uno dei colpevoli che possono contribuire a creare un carico cognitivo eccessivo o immotivato è il disordine. Si tratta di elementi visivi che occupano spazio ma non aumentano la comprensione del messaggio.
C’è una semplice ragione per cui dovremmo puntare a ridurre il disordine: perché fa apparire le nostre comunicazioni più complicate del necessario e può generare un’esperienza non ottimale, o peggio, scomoda, per il nostro pubblico.
In questi casi rischiamo che le persone decidano di non prendersi il tempo necessario per capire cosa stiamo comunicando e, a quel punto, abbiamo perso la nostra capacità di comunicare con loro.
Un viaggio visivo nell’Arte della fuga di Bach dalla complessità alla sintesi
Sono sempre stata una campionessa di voli pindarici e oggi, mentre pensavo alla complessità e all’ordine nella visione e nello spazio mi è venuto in mente di coinvolgere anche il senso dell’udito. Un esempio di ordine nella complessità è sicuramente la musica di Bach, una sfera che contiene infinite forme concatenate. Bach è estremamente consapevole dello spazio e la sua musica ha la capacità di ricollocarsi e distribuirsi senza sforzo in qualsiasi luogo.
A questo proposito mi è capitato recentemente di sperimentare l’uso di forme geometriche pure per visualizzare alcune figure retoriche usate per la composizione di ogni pezzo dell’Arte della Fuga di Bach. Secondo la visione del pianista Stefano Greco quest’opera è stata costruita con 12 figure retoriche citate da Athanasius Kircher nella sua Musurgia Universalis del 1650.
L’obiettivo delle visualizzazioni è stato quello di rappresentare per ogni composizione il tema principale (punto rosso) e come Bach lo declina (linee). In questa operazione il decluttering è stato fondamentale per sottrarre ogni forma superflua e dare un senso immediato allo sviluppo della musica.
Per i curiosi il progetto J.S Bach | The Art of Fugue (Die Kunst Der Fuga, BWV 1080) | Stefano Greco piano può essere ascoltato e visualizzato qui:
https://apple.co/3rhZkwM Apple Music
https://spoti.fi/3EHbhPK Spotify

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