Dopo aver raccolto e organizzato i dati per condurre la propria analisi preliminare, lo step successivo è quello di costruire dei grafici per comunicare il messaggio che si è deciso di trasmettere.
Nel data storytelling, il passaggio tra queste due fasi è sicuramente uno dei più delicati poiché si potrebbe finire col raccontare i dati in modo poco funzionale, rendendo la comprensione degli stessi più complessa.
Nelle piattaforme di analisi come Excel o Data Studio, viene messa a disposizione una moltitudine di grafici e tabelle, pronti per essere utilizzati; il problema però è che questi strumenti devono sempre essere ottimizzati per forma, colore, posizione, scala delle informazioni, etichette e tanto altro. Questo purtroppo questo non viene preso in considerazione spesso.
Quindi, dopo aver approfondito le “4 tipologie di visualizzazione del Data Storytelling” esistenti, in questo articolo ci focalizzeremo sulle componenti della visualizzazione da tenere sotto controllo.
Le componenti della visualizzazione: le 3 macrocategorie
Possiamo suddividere le componenti della visualizzazione del data storytelling in tre macrocategorie:
ELEMENTI VISUALI
- Posizione
- Lunghezza
- Angolo
- Area
- Direzione
SISTEMI DI COORDINATE
- Coordinate cartesiane
- Coordinate polari
- Coordinate geografiche
SCALE
- Scale numeriche
- Scale categoriche
Analizziamo i vari elementi.
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Elementi visuali
Ogni componente visuale influisce sulla percezione di un grafico e ciò può compromettere o migliorare la comprensione per il destinatario.
- Posizione: la posizione di un elemento all’interno di una mappa corrisponde alla visualizzazione grafica delle sue coordinate geografiche. Si ricorre a questo tipo di rappresentazione quando si vuole visualizzare in modo separato dei dati aggregati, ad esempio le vendite generate da un e-commerce. In queste circostanze si utilizza il grafico a dispersione o scatterplot. Un limite di questa rappresentazione è quando gli elementi da visualizzare diventano migliaia, rendendo il grafico caotico e di difficile comprensione.

- Lunghezza: in ottica di data storytelling, la “lunghezza” viene rappresentata dai grafici a barre. La caratteristica di questa tipologia di grafico è la facile associazione tra la lunghezza di una singola barra con la grandezza dell’elemento da visualizzare. Solitamente, la larghezza delle barre e la loro posizione non vengono utilizzate per rappresentare visivamente dei dati. La posizione delle barre è però molto utile per confrontare i dati tra loro.

- Angolo: la rappresentazione che sfrutta la composizione di angoli viene impiegata quando si devono raffigurare diverse parti di un insieme per determinarne le relative quantità. Un classico esempio è il grafico a torta che si utilizza, per esempio, per rappresentare i device dei visitatori di un sito, la fascia di età dei followers di un determinato social e così via.

- Area: quando si ricorre all’utilizzo di questo elemento bisogna stare molto attenti. L’occhio umano è più abile ad analizzare e confrontare le lunghezze, se per esempio si vogliono paragonare oggetti della stessa categoria, mentre riscontrano delle difficoltà con la quantificazione di differenze relative ad aree. Quando la differenza tra due elementi è del 20/30% si corre il rischio di non far percepire fino in fondo la discrepanza. Proprio per questo motivo, l’area viene impiegata come supporto grafico secondario, solo per situazioni in cui le differenze sono particolarmente marcate.

- Direzione: quando lo scopo è quello di rappresentare l’evoluzione di un trend nel tempo, ricorriamo al principio della direzione. Normalmente, l’asse orizzontale rappresenta una grandezza fissa, come il tempo, mentre l’asse verticale viene usato per indicare la metrica variabile. Ad esempio, per avere l’andamento delle vendite di un e-commerce, si potrebbe inserire nell’asse delle X un certo arco temporale e sull’asse delle Y il numero delle vendite.

Sistemi di coordinate
Quando dobbiamo impiegare un grafico per il data storytelling, dobbiamo sempre tenere ben in mente la posizione nello spazio di ogni elemento che contiene. Il sistema di riferimento che utilizziamo il “sistema di coordinate”.
- Coordinate cartesiane: questo ben noto sistema è costituito da due assi: quello delle ascisse o asse X (orizzontale) e quello delle ordinate o asse Y (verticale). L’incrocio dei valori X e Y serve a determinare l’esatta posizione di un elemento.

- Coordinate polari: in questo sistema, ogni punto del piano viene identificato grazie ad una coppia di valori. Il primo valore ha lo scopo di indicare la distanza del punto dal centro, mentre il secondo valore serve per individuare la posizione del punto in termini di gradi o radianti rispetto a un diametro scelto per convenzione come origine della rotazione.
I grafici radar, ad esempio, si servono di questo meccanismo:

- Coordinate geografiche: le coordinate geografiche vengono impiegate quando la categoria da rappresentare assume la connotazione di una località, come una città, una regione o uno stato. Nel grafico che segue, ad esempio, viene rappresentata la variazione di una grandezza (il numero di abitanti) in funzione di una categoria geografica (in questo caso le regioni).

Scala
Ogni sistema di coordinate necessita di regole per stabilire la posizione che gli elementi visuali assumono all’interno di una visualizzazione. Queste regole vengono definite dalla scala.
- Scala numerica: viene utilizzata quando la variabile rappresentata su uno specifico asse è di tipo continuo e quantitativo, ad esempio le visite di un sito web. Questo tipo di scala viene impiegata, solitamente, negli assi cartesiani sull’asse delle ordinate, in cui la variabile dipendente assume quasi sempre una caratteristica di continuità.
Di norma, le scale numeriche sono caratterizzate dal concetto di “linearità”, quindi a ogni coppia di incrementi della metrica raffigurata, vi sarà sempre una coppia di segmenti di pari lunghezza. Ad esempio, il segmento tra la posizione 5 e la posizione 6 sarà uguale a quello tra la posizione 303 e 304 e così via. - Scala categorica: non sempre le scale sono numeriche. Parliamo di scala categorica quando i valori continui vengono sostituiti con i valori che può assumere una variabile qualitativa. In questi casi, uno degli assi viene usato per rappresentare le categorie, mentre l’altro viene associato ai valori continui.
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In questo articolo abbiamo visto come l’utilizzo scorretto degli elementi di un grafico possa compromettere la sua comprensione.
Nelle prossime pubblicazioni vedremo dei casi pratici per ottimizzare delle rappresentazioni grafiche, servendoci dei concetti che fino a questo momento abbiamo discusso.
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