Nel nostro precedente articolo su “Cosa significa data visualization e qual è il suo scopo” abbiamo voluto introdurre l’argomento generale della data visualization, facendo un punto sui suoi vantaggi e sui suoi principi comunicativi fondanti.
Adesso facciamo un altro passo in avanti approfondendo il concetto di “Data Storytelling” che è un sottoinsieme della data visualization.
Cosa si intende per data storytelling?
Con il termine “data storytelling” intendiamo la codifica grafica di informazioni quantitative al fine di trasmettere un messaggio in forma narrativa attraverso l’utilizzo di simboli o metafore”.
Affinché il racconto sia efficace, per prima cosa bisogna domandarsi:
- Qual è il mio rapporto con il destinatario?
- Quali sono le sue conoscenze sull’argomento?
- A cosa gli servono le informazioni che comunicherò?
Ricorda che un bravo “data storyteller” deve prima di tutto avere piena consapevolezza dello scopo delle sue analisi e finalizzare ogni elemento impiegato all’obiettivo preposto.
Principi percettivi che influenzano il racconto del data storytelling
Devi sapere che il nostro cervello si avvale di meccanismi neuropsicologici che lo aiutano ad interpretare quello che “vede” quotidianamente con il minimo sforzo cognitivo. Pertanto, quando si elaborano delle composizioni grafiche bisogna tener conto di tali meccanismi per facilitare la comprensione del racconto.
Possiamo distinguere due tipologie di simboli grafici: sensoriali e arbitrari.
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Differenze tra simboli sensoriali e simboli arbitrari
La differenza sostanziale tra i simboli sensoriali e simboli arbitrari riguarda la nostra capacità di interpretare automaticamente o meno le loro caratteristiche, avvalendoci o no delle sovrastrutture culturali che caratterizzano il nostro contesto o della nostra cultura personale.
In estrema sintesi, i simboli sensoriali sono i più immediati da capire, quelli arbitrari ci richiedono uno sforzo in più. Averne consapevolezza agevola le decisioni sul nostro lavoro visivo. Ma vediamoli nel dettaglio:
I simboli sensoriali
Sono definiti “sensoriali” tutti quei simboli la cui codifica non necessita di essere imparata al fine di essere compresa.
Tra le proprietà dei simboli sensoriali sono rilevanti per la data visualization:
- La resistenza a denotazioni alternative;
- L’immediatezza percettiva.
La resistenza a denotazioni alternative avviene quando la nostra conoscenza di un fenomeno non altera la nostra percezione di esso.
Un classico esempio sono tutte le illusioni ottiche, come questa di Müller-Lyer: i segmenti hanno la stessa lunghezza nonostante vengano percepiti con misure differenti.

In questo caso, la resistenza a denotazioni alternative consiste nel fatto che, nonostante siamo a conoscenza di trovarci di fronte ad una alterazione percettiva, questa persiste a tal punto che per convincere il nostro cervello che le figure siano equivalenti dobbiamo compiere uno sforzo cognitivo rilevante.
Ogni qualvolta concepiamo un data storytelling dobbiamo stare attenti all’utilizzo di elementi grafici percettivamente fuorvianti (come l’uso di un connettore per separare due elementi in un grafico) perché potrebbero influenzare i simboli sensoriali radicati nella nostra mente.
L’immediatezza percettiva, invece, implica che alcuni elementi vengano elaborati immediatamente e altri con difficoltà. Ad esempio, osserva quest’immagine: quanti tipi di pattern riesci ad individuare?

La maggior parte delle persone ne individua tre o quattro, quando in realtà sono cinque. Questo avviene perché alcune geometrie sono più facili da individuare rispetto ad altre.
Ricorda: il visual storytelling è tanto più efficace quanti più pattern ed elementi saranno immediatamente comprensibili per chi legge.
I simboli arbitrari
Sono definiti simboli arbitrari tutti quegli elementi la cui codifica deve essere imparata e memorizzata affinché gli si possa conferire un significato condiviso.
Questo principio ci permette di creare da zero, nelle nostre rappresentazioni, un sistema comunicativo convenzionale che può essere interpretato dai destinatari mediante alcune regole puntuali fornite da noi. Per esempio, potremmo associare ai simboli un significato cromatico specifico e segnalare il tutto attraverso l’uso di una legenda.
Sebbene questo metodo sia estremamente comodo, bisogna tener conto che questo tipo di comunicazione necessita di un certo tempo di apprendimento, a seconda della complessità del codice di segni utilizzato. Per questo motivo, quando è possibile, bisogna cercare di ricorrere a codici e metafore già conosciuti, per ridurre le probabilità di errori di lettura e di interpretazione, oltre che lo sforzo cognitivo.
Un esempio concreto? Pensa di voler far distinguere il sesso di una popolazione utilizzando il colore rosa per gli uomini e il blu per le donne. Sarebbe un disastro in termini di apprendimento!
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In questo articolo abbiamo voluto analizzare alcuni principi percettivi che incidono significativamente sulle rappresentazioni che utilizziamo nei nostri report, a seconda delle nostre scelte progettuali iniziali. Nessuna scelta può essere casuale, ma ogni elemento deve essere ben calibrato.
Nei prossimi articoli approfondiremo altri processi psicologico/percettivi strettamente legati alla data visualization e vedremo come selezionare i grafici per i diversi obiettivi di comunicazione.
Continua a seguirci!
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